Martedì 1 Dicembre 2099

Casa Bianca, Washington D.C.

Lucia Von Bardas è abituata al lusso, sia come erede della nobiltà latveriana sia in qualità di Primo Ministro che vive in un castello. Eppure aver accettato di dormire alla Casa Bianca è quasi come aver accettato una tangente per lei...anche se è stato dal suo stesso re.

Il contrasto con ciò che l’aspetta una volta uscita dalla stanza è evidente: ad attenderla c’è un uomo dall’aspetto trasandato, i capelli verdi, un impermeabile ed una maglietta con l’immagine di un uomo calvo e la scritta “Charlie Don’t Surf”.

-Dormito bene, dolcezza? – le chiede, accendendosi una sigaretta rossa.

-Non credo si possa fumare qui – risponde stizzita Lucia. Qualunque cosa ci sia in quella sigaretta, dall’odore dev’essere cento volte peggio della nicotina.

-A chi razzo interessa. Sono Morfina Sommers, Ministro degli Affari Mutanti. Benvenuta nel 2099.

 

DOOMFALL

Parte 1 di 3

#10 – Il destino di un re

di Fabio Furlanetto

 

Decenni prima

Doomstadt, Latveria

Lancer non si era accorta di quanto si annoiasse a Latveria finché non ha conosciuto Sasha Hammer. Le due ragazze attirano occhiate di disapprovazione dagli altri clienti della taverna, ma la risata di Lancer copre i loro mormorii.

-Così mi sono detta: cosa possono fare, espellermi “di più”? Ed ho versato quello che restava in testa al preside! – racconta Sasha.

-Sei incorreggibile! Sei fortunata che non ti abbiano arrestata.

-Oh, non avrebbe mai avuto il coraggio di spiegare come aveva fatto quella roba a finire nella stanza da letto del figlio.

Mentre Sasha si versa un ennesimo bicchiere, Lancer si asciuga le lacrime provocate dalle risate... non ricordava nemmeno di aver mai sorriso, dopo l’arrivo a Latveria.

-Se non l’hai capito, sono una cattiva influenza sulle persone – aggiunge Sasha.

-Lavoro per il Dottor Destino. Le cattive influenze su di me sono già fuori scala. Ma è la strada che ho deciso io: tu non hai avuto scelta nell’essere la figlia del Mandarino.

-Non è la stessa cosa. Non potrebbero essere più diversi.

-Davvero? A me sembrano entrambi despoti fissati con la conquista del mondo. E posso dirlo senza paura di essere arrestata, perché Destino lo considera un complimento.

-Tu non lo conosci. Il Mandarino si è costruito attorno un’aura di mistero, ma non è un uomo complicato. Destino, invece... quando credi di aver capito a cosa sta pensando, è già due passi avanti – aggiunge Sasha, versandosi un altro bicchiere: Lancer non si era neanche accorta che avesse già bevuto il precedente. La afferra una mano prima che possa continuare.

-Non è un po’ troppo presto? Non è neanche mezzogiorno.

-Hey, sono appena uscita da un coma di settimane, quale momento migliore per bere qualcosa?

-Veramente credo dovrebbe essere l’esatto contrario...

La porta della taverna si apre, lasciando entrare il vento gelido dell’inverno latveriano. Un anziano dalla folta barba bianca si avvicina lentamente, appoggiandosi ad un bastone nodoso.

Il locale piomba nel silenzio, come è solito all’arrivo del vecchio Boris. Lancer sembra essere l’unica a non esserne terrorizzata: anche Sasha serra i pugni e la mascella.

-Signorine. Scusate l’interruzione – rompe il ghiaccio, togliendosi il cappello.

-Boris! Prendi una sedia. Sasha mi stava raccontando di come si è già fatta espellere da tutte le maggiori scuole private europee.

-Vedo che la nostra giovane ospite ha la tua attenzione. E’ bello che abbia instaurato così rapidamente un rapporto di fiducia diventando la sorella minore che non hai mai avuto.

-Chi è il fossile? – chiede Sasha, senza nascondere il disdegno nella propria voce.

-Sasha!!! – protesta Lancer.

-Il Dottor Destino desidera vedervi. Immediatamente.

-Come, adesso? – chiede Sasha, colta di sorpresa.

-Non ci sono orari quando si lavora per Destino. Quell’uomo non sa cosa sia un orologio – risponde Lancer alzandosi in piedi. Boris le si avvicina, dicendo a voce bassa:

-Destino ha un messaggio per te: “scegli bene le tue alleanze”.

-Mi ha installato una radio nel cervello, perché non me lo ha detto lui?

-Perché non sa che è questo il messaggio che ti sta dando – risponde enigmaticamente Boris, rimettendosi il cappello e camminando lentamente verso la porta.

 

Martedì 1 Dicembre 2099

Casa Bianca, Washington D.C.

Lucia Von Bardas apre la porta dello studio ovale, lasciandosi alle spalle il fumo della sigaretta di Morfina Sommers. L’atmosfera della Casa Bianca è molto diversa rispetto a quella che ha sperimentato nelle sue visite ufficiali: tutti sono tesi e si guardano le spalle. Lucia si sente a casa.

Destino è in piedi di fronte al ritratto di un uomo che Lucia non riconosce, obeso e con un abito dallo stile irriconoscibile ma che è chiaramente pensato per essere uno status symbol.

-Il Presidente Fisk, eletto nel 2056. Il primo presidente americano eletto dopo la legalizzazione della compravendita di voti. L’unico aspetto positivo della politica americana del futuro, Von Bardas, è che hanno finalmente smesso di fingere che a guidare i loro interessi non sia il denaro.

-Suppongo che non siano rinsaviti abbastanza da eleggervi democraticamente, Lord Destino.

Destino si volta. L’armatura è diversa da tutte quelle che Lucia ha visto in passato, ma gli occhi nascosti dietro le lenti rosse hanno uno sguardo che non può essere imitato.

-Il 2099 è un’epoca implacabile, Von Bardas. Al mio ritorno ho dovuto lottare per riconquistare Latveria dalle megacorp, così come ho lottato per conquistare gli Stati Uniti. Ma il 2099 è subdolo: quando pensi di aver ritrovato la speranza, la sua cupa atmosfera schiaccia l’animo più orgoglioso.

-Non sono certa di capire, Lord Destino – ammette la donna.

Destino si avvicina al Resolute desk, l’iconica scrivania del Presidente, e si siede su una poltrona antigravitazionale. Lucia resta in piedi, sull’attenti con le mani dietro la schiena. Il suo sguardo si posa sulle due teche trasparenti sulla scrivania: ciascuna contiene una testa mozzata, la prima di un alieno e la seconda di un uomo calvo il cui volto è ricoperto da tatuaggi. [1]

-Questo non è il primo Dicembre 2099 che vivo. All’inizio della mia presidenza, uno spregevole rifiuto umano di nome Herod guidò una rivolta contro di me e mi depose. A morire non fu solo la mia presidenza ma anche Latveria, ridotta ad un cumulo di poltiglia protoplasmica grazie ad un’arma necro-biologica. [2]

-Questo non è...Lord Destino, sono stata a Latveria. E’ intatta, splendente come non mai.

-Perché ho preteso dal destino una seconda possibilità. Dopo una precaria alleanza con un gruppo noto come i Protettori dell’Universo, la mia mente è tornata indietro nel tempo [3] e Latveria è stata salvata. Herod non è stato così...fortunato – spiega Destino, gettando uno sguardo alla testa dell’uomo calvo. Lucia lo conosce abbastanza da non volere altri dettagli su come lo abbia ucciso.

-Ma questo che cosa ha a che fare con me? Il futuro sembra perfetto.

-Perfetto – ripete Destino, ruotando la poltrona per dare le spalle a Lucia ed osservare il parco della Casa Bianca. C’è una strana malinconia nella sua voce.

-Questo mondo era così corrotto da aver acclamato a gran voce il mio arrivo. I suoi eroi si sono schierati dalla mia parte pur di estirpare le megacorp. Ed ora che ho sradicato il cancro capitalistico che la controllava, la tecnologia del 2099 può finalmente rendere questo mondo un paradiso.

-Non ci sono più sfide all’altezza di Destino – capisce Lucia.

-Destino non sa cosa farsene del paradiso, Von Bardas. E per quanto sia glorioso questo mio trionfo, nasce tutto dal mio fallimento. Con la mia scomparsa dopo quella che quest’epoca chiama “età degli eroi”, Latveria è stata inghiottita dalla storia e la leggenda di Destino è stata dimenticata.

-Così ha deciso di cambiare la storia a suo favore. Credevo fosse impossibile.

-Io sono Destino. Niente è impossibile per me.

 

Decenni prima

Castello Destino, Latveria

Lancer ha già visto il laboratorio, ma ne resta impressionata ogni volta. Una cripta illuminata dalla luce di candele olografiche, molto più grande all’interno che all’esterno, ricolma delle meraviglie tecnologiche più indescrivibili.

-Quanta cianfrusaglia. Manca davvero un tocco femminile qui – commenta Sasha.

Solo dopo averlo detto si accorge dell’ombra alle sue spalle. Si volta di scatto, facendo un passo indietro ed incespicando sulle parole.

-Destino... è un... non voleva essere... ehm... è un piacere essere qui. Un onore.

Destino non dice nulla, limitandosi a fissarla.

-Devo inchinarmi? Detesto l’etichetta.

-La tua educazione è evidentemente inadeguata. Come il tuo potere – risponde Destino, afferrando Sasha per un braccio ed esaminandolo con un marchingegno simile ad una lente d’ingrandimento.

-Hey! Giù le mani dalla mercanzia!

-Naniti auto-replicanti nel flusso sanguigno. Il tipo di lavoro approssimativo che ci si può aspettare dal Mandarino, del resto.

-Mi hai chiesto di venire qui per un motivo, oltre ad insultare mio padre?

-Per insegnarti più delle buone maniere. Lancer, trattieni questa traditrice.

-Che cosa? – chiede Lancer, colta alla sprovvista.

-Bastardo doppiogiochista – risponde Sasha, stringendo i pugni per creare delle fruste di energia...e ritrovandosi a stringere solo aria tra le dita. Destino non perde tempo e la scaraventa contro un’alcova della parete, dove delle pesanti manette d’acciaio la bloccano.

-Credevi veramente che ti avrei lasciato possedere quel corpo senza acquisire delle contromisure, Vendetta? Grazie ai dati dell’archivio del Mandarino [4], il tuo corpo non ha segreti per me.

-Sasha è Vendetta? E lo hai sempre saputo!?

-Destino è sempre un passo davanti a tutti. Quando ho saputo della tua alleanza con il Mandarino, Vendetta, mi sono ricordato che sua figlia era in coma. Sapevo che riportandola in vita ti avrei dato la possibilità di infiltrarti nel mio castello, esattamente dove ti volevo. Credevi che fossi caduto nella tua trappola, senza sapere di essere tu stessa la vera preda.

-Una cosa è catturarmi, un’altra tenermi in prigione – risponde “Sasha”. Il suo corpo crolla a peso morto, abbandonato dalla coscienza di Vendetta.

-Si è trasferita. Potrebbe essere ovunque – nota Lancer, attivando le lame di plasma dalle dita.

-No, non può. Ho rimosso tutti i robot dal laboratorio. Tu ed io siamo adeguatamente schermati contro una possessione: resta solo un corpo dove rifugiarsi.

A pochi passi di distanza, Destino solleva un telo bianco che copre un corpo femminile. Lancer ha un colpo al cuore: il cadavere di Morgana Le Fay, con il cranio rasato a zero e vistosi impianti cibernetici sulle tempie, si sta dimenando per liberarsi dalle catene.

-Che tu sia maledetto, Destino! Come hai fatto a bloccarmi!?

-Non sei più tu a fare domande, Vendetta. Ho trasformato il corpo di Morgana Le Fey in una prigione da cui non puoi sfuggire. Una prigione che, grazie agli impianti del tessuto cerebrale, mi concede pieno accesso alle tue memorie – spiega Destino, attivando gli impianti telepatici.

 

Una giovane donna dai lunghi capelli corvini si inchina. E’ disarmata, almeno all’apparenza, eppure le carcasse di robot ed i cadaveri fumanti alle sue spalle dimostrano che questo non ha alcun peso. Destino la osserva dal proprio trono, la testa appoggiata al pugno destro. Non si è mosso di un centimetro nemmeno durante la devastazione della sala reale.

-Impressionante. Sei la prima a superare le difese del castello da decenni. Ben poche cose di questi tempi sono degne del mio interesse, ragazza, ma ora hai la mia attenzione.

-Sono cresciuta all’ombra della tua leggenda, Destino. Di quando il mondo era una sfida continua per persone come noi.

-Non c’è nessuno come Destino. Non più. Conquistare un’altra volta questo pianeta non è una sfida degna della mia grandezza.

-Ma controllarlo dalle ombre? Manovrare la politica e l’economia mondiale per creare un terreno fertile per la nascita di una nuova generazione di eroi che possano essere degni avversari di Destino? Hai già dimostrato di poter rendere una nazione un paradiso. Puoi creare un inferno solo per avere la possibilità di distruggerlo?

-Destino trova la tua idea...intrigante, ragazza. Qual è il tuo nome?

 

Martedì 1 Dicembre 2099

Casa Bianca, Washington D.C.

Il Presidente Destino e Lucia Von Bardas sono di fronte ad un ologramma di una donna che dimostra pochi più anni della visione estratta dal cervello di Morgana.

-Margaretta Von Geisterstadt. Nota anche come l’Angelo al Neon, la Serpe Nelle Ombre, la Regina Oscura. La donna più straordinaria dalla fine dell’Età degli Eroi – spiega Destino.

C’è qualcosa di familiare nella sua voce, un misto di odio e ammirazione. Lucia l’ha già sentito in passato parlare di altre donne con quel tono e non ha il benché minimo dubbio sul fatto che i due siano stati sia amanti che avversari.

-La donna responsabile della mia amnesia e del mio arrivo nel 2099. Abbiamo governato segretamente il mondo per decenni, sfidandoci nell’ombra a distruggere l’altro.

-Che cosa le è successo?

-Destino ha vinto. Ovviamente. Ho recuperato gran parte delle mie memorie ed ho causato la distruzione della sua base in una fissione temporale [5]. Tuttavia il suo spirito è quasi indomito quanto il mio, e si rifiuta di soccombere. Ora è un fantasma del tempo con un solo scopo...Vendetta.

-Ma il Destino del mio tempo non le ha fatto niente. Perché non attaccare il Destino del 2099?

-Lo ha fatto. Ma le mie conoscenze di meccanica temporale sono decenni più avanzate di quelle del Destino che conosci. Non solo l’ho spedita nel passato, ma ho inserito nella sua mente dei precisi comandi per far sì che Vendetta diventasse un mio agente.

L’ologramma cambia per mostrare un dispositivo che Lucia non ha mai visto, ma che nel suo tempo si trova nel laboratorio di Destino.

-Il Fulcro Fatale. Lo ideai quando ero solo un ragazzo, con una trascurabile assistenza da parte di Richards, che non ne comprese mai le vere potenzialità. Vendetta ha aiutato il mio io più giovane a ricostruirlo, ed io stesso ne ho una versione identica nei miei laboratori.

-Non credo di capire, Lord Destino. Se vi serviva questa tecnologia e l’avete già, perché Vendetta?

-Perché il Fulcro Fatale può essere modificato per un altro scopo. Creare un’ancora per una linea temporale per fare sì che qualsiasi cambiamento alla storia non si limiti a generare una linea parallela, ma modifiche permanentemente il futuro. Un Doomlock [6].

-Vuoi tornare indietro e conquistare Latveria sconfiggendo te stesso – realizza Lucia.

-Trasferendo la mia mente nel corpo del mio io più giovane. Con la tecnologia dei prossimi 100 anni non solo potrò evitare la nascita del 2099, cancellando i miei vecchi errori, ma darò la luce ad un nuovo glorioso impero sotto Destino – spiega l’uomo in armatura, stringendo il pugno guantato.

Lucia Von Bardas resta a bocca aperta per la complessità e l’ambizione di un piano simile... ma capisce anche che, perché Destino vinca, è necessario uccidere Destino.

-Sarei onorata di essere parte a questo piano, Lord Destino. Come posso servirvi?

Lucia si inchina, e sotto la maschera Destino 2099 si concede un raro sorriso.

 

Decenni prima

Castello Destino, Latveria

Il corpo di Morgana si dimena per cercare di liberarsi dalle catene che la bloccano, ma è stato prosciugato di ogni goccia di magia. La coscienza di Vendetta è l’unica cosa ad animarlo, ed è altrettanto prigioniera della propria carne.

-Lasciami andare, Destino! Quante altre volte vuoi uccidermi!?

-Tutte quelle che saranno necessarie – risponde glacialmente il tiranno, concentrando la propria attenzione sugli strumenti che stanno analizzando il corpo di Morgana.

Troppo glaciale anche per l’esperienza di Lancer, che non ha mai visto Destino trattare in modo simile un avversario. Lei non ha visto dentro la mente di Vendetta e non sa davvero che cosa stia succedendo...ma qualcosa le fa rabbrividire le ossa.

-Solo per questo hai ucciso Morgana? Ti serviva il suo cadavere per imprigionare Vendetta!?

-No, non è l’unico motivo. Faceva anche troppe domande senza essere interpellata – risponde Destino, senza nemmeno voltarsi per guardarla in faccia.

-Non lo hai ancora capito!? E’ questo quello che fa!!! Sotto quella facciata di nobiltà ed eroismo, Destino è solamente un narcisista sociopatico con manie di-

-Silenzio – ordina Destino, che pur continuando a concentrarsi sugli strumenti zittisce Vendetta stringendo una mano attorno alla gola della donna. Si preoccuperebbe di non soffocarla, se non stesse già parlando con un cadavere.

-Destino...hai già vinto. Non c’è bisogno di torturarla – lo implora Lancer.

-C’è qualcosa di familiare nella sua mente. Impianti mnemonici? Innesti d’anima? Affascinante...

Mentre tutto questo accade, Sasha Hammer riprende lentamente i sensi. L’ultima cosa che ricorda è uno scontro con War Machine; ora si ritrova in un laboratorio che sembra uscito da un film dell’orrore anni 30, ammanettata ad un’alcova di pietra, di fronte ad un uomo in armatura che sta strangolando un’altra donna in catene.

C’è da meravigliarsi che la ragazza urli con tutto il fiato che ha in gola?

-Signorina Hammer. Le porgo le mie più sincere scuse per qualsiasi inconveniente possa essere stato causato dal suo coinvolgimento – le dice Destino, senza che le sue parole servano a molto.

Sasha è troppo sconvolta per ascoltarlo: terrore e adrenalina sovrastano le contromisure di Destino, e la ragazza riesce a liberarsi facendo a brandelli le catene con le sue fruste energetiche.

-State lontani da me!!! – grida Sasha, attaccando Destino e Lancer. Il primo si protegge con un campo di forza, mentre la seconda riesce a tagliare le fruste energetiche con le proprie lame al plasma. Vendetta approfitta della distrazione per chiedere aiuto a Sasha:

-Aiutami! Ci hanno rapite per fare esperimenti su di noi!!!

Soltanto adesso Sasha inizia a rendersi conto della situazione: finora ha reagito d’istinto.

-Tu...sei il Dottor Destino? Quello vero?

-Benvenuta a Latveria, Sasha Hammer. Sei libera di andartene quando vuoi.

-No! Non ascoltarlo! – la implora Vendetta.

Sasha Hammer è un’eterna ribelle, ma il suo corpo non si è ancora ripreso pienamente dal coma. E si trova davanti uno degli uomini più potenti e crudeli del mondo. Può essere la figlia del Mandarino, ma è anche la nipote di Justin Hammer: oltre all’arroganza ribelle del padre, ha ereditato anche la pragmatica del nonno.

-Non farmi del male – si arrende Sasha disattivando le fruste ed alzando le mani.

 

Centro di comando dell’Esercito Reale di Latveria

Il Castello Destino è molto di più del simbolo del potere del regime di Destino. E’ anche la sede del governo e quartier generale delle sue forze armate.

Anche se composto per la maggior parte di robot, l’esercito latveriano è comunque sotto il controllo di ufficiali fanaticamente devoti a Destino. Il Generale Walczyk è uno dei gerarchi di Latveria, seguace di Destino sin dal colpo di stato che lo ha portato al trono, e gestisce questo centro di comando con pugno di ferro.

Non vede di buon occhio l’arrivo di Lucia Von Bardas al centro di comando. Ai suoi occhi, Lucia è un’arrivista politica che ha più a cuore la propria carriera che il bene del regime. Che Destino abbia scelto una donna per gestire il paese in sua vece, addirittura abbastanza giovane da poter essere la figlia del Generale, è agli occhi di Walczyk una vera vergogna.

-Primo Ministro. E’ un onore averla tra noi. In cosa posso esserle utile?

-Generale. Ordini ai suoi uomini di disattivare lo scudo temporale.

-Primo Ministro...lo scudo è l’unica cosa che protegge Latveria da incursioni temporali impreviste.

-Ne sono conscia, Generale. Le ordino di disattivarlo.

-Con tutto il rispetto, Primo Ministro, lei non ha alcun potere qui. Il Re è il comandante in capo delle forze armate latveriane, non il governo civile.

-Parla di rispetto e si permette di discutere un ordine di Lord Destino stesso, Generale?

-Lei non è Destino, Primo Ministro, non importa quanto vorrebbe esserlo.

-Come desidera, Generale. Posso chiamare Destino e chiedergli di ripetere il proprio ordine a lei in persona, e di darle la possibilità di spiegargli il motivo del suo ritardo nell’obbedire. Lo stato avrà cura dei suoi figli e nipoti dopo l’esecuzione.

Il politico ed il soldato si guardano negli occhi, ed è il secondo ad arretrare.

-Disattivare lo scudo temporale – ordina il Generale Walczyk.

 

Bastano pochi secondi. La pressione di un pulsante, ed una familiare piattaforma temporale deposita tre persone nel centro di comando. Il Destino del 2099 è accompagnato da Morfina Sommers, da una donna dai capelli neri vestita in giacca e cravatta da uomo, e da una donna dai capelli d’argento.

E’ quest’ultima a lanciare a terra una piccola sfera metallica, che al contatto col suolo scatena un lampo di luce accecante. Tutti i latveriani del presente crollano a terra immediatamente, con l’eccezione di Lucia Von Bardas. Destino si congratula con la donna dai capelli argento:

-Ottimo lavoro, Sharp Blue. Ricordatevi: questa terra è Latveria. Nessuna vittima.

-Non ti facevo un razzo di sentimentalista – commenta Morfina, accendendosi una sigaretta.

Destino afferra il mutante per la mano, stringendola con abbastanza forza da fargli del male ma non abbastanza da spezzargliela.

-Il tuo compito è occuparti dei robot. Non hai bisogno della lingua per farlo, ma te la strapperò io stesso se non imparerai a mostrare il rispetto che mi è dovuto.

-A quelli posso pensare io – interviene la donna in abiti maschili, avvicinandosi ai computer. Non deve toccare nemmeno un tasto: alla sua sola presenza, migliaia di linee di codice si riscrivono da sole.

-Devo riconoscere che i tuoi sistemi sono decenni più avanzati di qualunque altra cosa in quest’epoca, Destino... il che significa che, per qualcuno abituato a lavorare nel cyberspazio, questa roba è preistorica. Posso controllare l’intera rete di difesa mentre gioco ad Angry Bots.

-Non sottovalutare le mie strategie, Indigo Eshun. Non tutte le difese di Latveria sono sotto il controllo del suo governo o dell’esercito.

A sottolineare le parole di Destino, un raggio di energia abbatte una delle pareti. Il Dottor Destino è arrivato...assieme ad un’altra mezza dozzina di Dottor Destino.

-Doombot. Sono scollegati dalla rete; non posso controllarli – rivela Indigo Eshun.

-Sharp Blue, Morfina Sommers, occupatevi di loro. Il Dottor Destino è mio – ordina il Destino del 2099, rendendo intangibile la propria armatura e passando attraverso il pavimento.

-Questo non c’era nel mio razzo di contratto – protesta Morfina, usando il proprio potere mutante per invecchiare i robot per migliaia di anni al secondo.

-Nel mio sì. La Gilda degli Assassini è molto scrupolosa – nota Sharp Blue, facendo fuoco.

 

Laboratorio del Dottor Destino

L’allarme risuona in tutto il castello, ma non è questo ad interessare a Destino: sono i dati che ha estratto dalla mente di Vendetta ad affascinarlo.

-Che accidenti succede adesso!? – chiede Sasha, comprensibilmente spaesata.

-Siamo sotto attacco. Destino, dobbiamo andare – lo incita Lancer.

-Queste modifiche mentali...so perché le riconosco. Le ho progettate io stesso.

-Come può essere? Che cosa significa? – chiede Lancer.

-Significa che, come sempre, Destino è il suo peggior nemico – interviene Vendetta.

Destino si prepara a zittirla per l’ennesima volta, ma un colpo di energia lo coglie di sorpresa.

Non è diretto contro di lui, ma contro Vendetta: un raggio al plasma così potente da incenerirla.

Il corpo che possiede era già morto, certo, ma era anche l’ultima cosa a tenerla ancorata al flusso temporale: ora che è stato distrutto, non c’è più nulla a trattenerla in questa realtà.

Il primo istinto di Lancer è di spingere Destino fuori dalla linea di fuoco, mentre quello di Sasha è di scappare. Ma la ragazza sbatte contro il petto di un uomo in armatura: il design ed i colori possono essere diversi, ma non c’è alcun dubbio che anche questo sia Destino.

-L’impostore del 2099 – lo riconosce Destino [7].

-Ancora non hai accettato la verità? – chiede il Destino del futuro, mettendo fuori gioco Sasha con una scarica elettrica.

-Non avvicinarti! – lo minaccia Lancer, scagliando una raffica di lame al plasma più incandescenti della superficie del Sole. L’armatura ne assorbe il calore e lo converte in una scarica cinetica, abbastanza devastante da scagliare Lancer oltre la parete del laboratorio.

-Le difese del tuo castello sono sotto il mio controllo. Il tuo governo è sotto il mio comando. I tuoi robot ed i tuoi servitori sono inefficaci, e qualsiasi arma tu possa usare contro di me è obsoleta da molto tempo.

-Impressionante. Forse potresti davvero essere una mia versione alternativa, dopotutto.

-No, ti sbagli. Io sono il tuo futuro, Destino. Ho conquistato nazioni, viaggiato ai limiti dell’universo e piegato le leggi della realtà per assicurarmene.

-Morirò prima di consegnarti Latveria – sfida il Destino del presente, attivando i sistemi d’arma dell’armatura alla massima potenza. Il suo io futuro fa lo stesso.

-Sì, lo farai. Perché il destino di un re...è di lasciare il proprio regno a qualcun altro.

 

CONTINUA !!!

 

Nel prossimo numero: il Dottor Destino contro Destino 2099

 

 

 

Note

 

[1] Per chi ha letto Destino 2099, si tratta di Herod ed Avatarr. Destino stesso spiega chi è Herod, mentre Avatarr era il leader della Alchemax, megacorp con un ruolo cruciale per l’Uomo Ragno 2099, che Destino ha ucciso su Doom 2099 #31  (in Italia 2099 A.D. #3) dopo aver scoperto la sua origine aliena

 

[2] Su Doom 2099 #33 (in Italia 2099 A.D. #5)

 

[3] Su Quasar Marvel IT #35 del Novembre 2002. Credo che questo riferimento superi ogni record tra il lancio di una sotto-trama MIT e la sua conclusione! Anche così non è scappato un microscopico errore: Destino tornava indietro al 21 Dicembre 2099, mentre il numero scorso eravamo al 30 Novembre 2099...ma nessuno è Destino, del resto.

 

[4] Ottenuti nel numero scorso

 

[5] Su Doom 2099 #25 (in Italia X-Men 2099 #13)

 

[6] Concetto creato da Peter David su X-Factor vol.3 #46 (in Italia X-Men Deluxe 184)

 

[7] I due si sono già incontrati su Doom 2099 #40/42 (inediti in Italia) e Fantastic Four 413 (in Italia Fantastici Quattro #153)